3725
3725, il codice di commessa si fa numero di una misteriosa porta, l’ingresso per un viaggio in un mondo singolare e incantevole. E’ un’operazione affascinante quella di Alberto Castro, il quale avanza un’ottica rovesciata: un non-luogo che diventa luogo. Secondo un’intuizione agile che vuole la fantasia unita al pensiero, egli trasfigura un cantiere, opera sottrazioni e sintesi al fine di ricomporlo in una nuova veste, sublimandolo in un museo. Spazi e oggetti, solo un attimo prima frementi di vita, si presentano ora vuoti, solitari; scende lenta la quiete e, con essa, un senso di deferenza. Attraverso metamorfosi continue, Castro insegue dunque visioni e scorci che liberano una moltitudine di segni d’arte contemporanea: dall’Espressionismo Astratto americano, al Color Field, dall’Arte Segnica italiana alle
stilizzazioni alla Basquiat; e ancora, le lacerazioni di Fontana, i Cretti di Burri, fino ai salti verso l’irriverenza Dada e il Cubismo picassiano.In questo gioco di trasformazione, il risultato cui partecipiamo è un’operazione ammaliante, una perfetta Wonderland in cui ci si ritrova, come Alice, disorientati eppure eccitati da questo nuovo mondo segreto. Avanzando lentamente tra dettagli silenti, ci si accorge di esserne permeati e cala, così, ogni percezione del tempo. In disciplinata attesa, nasce immediato il bisogno di ricerca, di leggere e rileggere tracce e indizi, lasciandosi trovare da ciascuno di essi e viverli come occasioni irrinunciabili di bellezza.
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dalla prefazione di 3725 di Stefania Anzelmo