“Era Domani”. Questo è il titolo che gli Autori hanno voluto per introdurci nella lettura del loro lavoro. L’uso del tempo imperfetto ci indurrebbe a pensare ad azioni, ad eventi ormai accreditati in un tempo passato, magari a qualcosa che si ripeteva nel passato, ma che ormai avvertiamo come vago perché privo di precisazioni circa il suo inizio e la sua durata. Poi c’è quell’avverbio, Domani, e quel senso di vago e di indeterminatezza sembra dileguarsi per diventare un inquietante interrogativo. Ma così non è. Il Domani non è mai arrivato o, se è arrivato, nessuno se n’è accorto, magari perché nessuno lo aspettava più.